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al testo di Dereck Louvrilanm
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Oggi ho disegnato un marchio. Il tizio mi ha scelto nel nome del padre nostro. Non lo pregai di venire da me, come non si invoca la sveglia nella notte. Essere fratelli è stato a piedi nudi, ma non si sta in piedi da soli, fratello. La commissione parlava chiaro: devi metterci l'anima; però l'anima non si spiega a parole nè per grandi linee. Il simbolo sulla carta mena visioni per aria così uno schizzo si riduce a vista. Ora, una matita è un’affettazione del foglio mentre sul monitor scappa di mano. Qualcosa trae dal nero una forza luminosa. Io trovo il simbolo e dentro altri simboli: per ogni geometria illustrata dall’inchiostro, l’estro adopera il punto in cui sono per generare i punti del creato. C’è una melagrana, c’è un’onda, c’è l’ospitalità del mare nostro che il padre appare disteso. Il disegno mette mano ovunque, sequenzia ogni figura complessa finché le grandi linee non raccontano altro: questo nistagmo lavora fino alla nuca e attornia privo d’arti, il mestiere di vivere; e più difficilmente l’idea è resa.
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